Libro dopo libro componiamo il volume della nostra sapienza
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Disegno di Danilo Paparelli
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L'articolo è stato pubblicato su
www.targatocn.it
Libro dopo libro componiamo il volume della nostra sapienza
Virginia Woolf diceva: “Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.”. Me lo auguro anche io. Nel tempo che ci rimane ancora da trascorrere su questo pianeta, piccoli scampi di paradiso ci aspettano nelle librerie e nei numerosi festival letterari che durante tutto l'arco dell'anno si svolgono in Italia, da nord a sud.
Lo chiamano turismo “culturale”, quello di prendere e partire e vedere musei, spettacoli, rassegne cinematografiche e teatrali, e, appunto, festival letterari. Non è vero, quindi, che il lettore non si muove, si isola, se ne sta nel suo mondo di fantasia. Il mondo, quello reale, invece, gli interessa tantissimo, in quanto sollecitato proprio dalla lettura che stimola verso nuovi orizzonti. Averne solo, di tempo, da dedicare a questi incontri, che di solito sono fittissimi perché concentrati in pochi giorni e quelli che soggettivamente riteniamo più interessanti finiscono quasi sempre per sovrapporsi ad altri altrettanto intriganti, costringendoci a dolorose ma necessarie scelte.
Peccato, come dicevo, non avere molto tempo da dedicarvi, così ogni anno mi perdo regolarmente manifestazioni che mi attirerebbero da morire, come Pordenonelegge e il Festival della Letteratura di Mantova (per citare solo i più famosi). Per questo, nel nostro piccolo, stiamo attendendo il comodo, in quanto autoctono, Scrittorincittà, dal 11 al 15 novembre a Cuneo.
Le persone che vanno a questo tipo di eventi sono giovani, molto giovani, ma soprattutto di una certa età. E questo me lo spiego con il solito discorso del tempo. Se si è così fortunati da aver raggiunto la pensione (che di questi tempi non è più un diritto, ma proprio un dono caduto dal cielo) di tempo ne avanza decisamente di più. Di pensionati più dinamici, che non si accontentano di controllare i lavori nei cantieri o stazionare sulle panchine, ce ne sono comunque tanti. Accettano pazientemente di fare la fila all'evento, perché c'è sempre un sacco di gente. Manifestazioni che sono un momento di promozione alla lettura e al dibattito culturale, lasciando però senza spiegazione un paradosso tutto italiano: eventi affollati per qualche giorno, e poi librerie poco frequentate.
Eppure, negli ultimi anni, l'amore per i libri appare molto vivo su internet, così affollato da portali e blog dedicati. Dove consigli, recensioni, scambi di opinioni proliferano, dando una mano a far sentire meno “solo” il lettore una volta che è terminato il festival. Antesignano di questa ricerca di strappare il mondo dei libri a un'élite fu il cartaceo Tuttolibri che festeggia in questi giorni i suoi primi quarant’anni.
In casa mia circolò fin dal primo numero. Edito da La Stampa, ma nato con un giornale autonomo, ottenne immediatamente un grande successo con la sua formula di recensire e classificare (per primo) i libri più venduti. Le pagine di Tuttolibri non solo erano belle da leggere (infinito l'elenco delle firme illustri, da Fruttero e Lucentini fino a Nico Orengo -solo per citare i primi che mi vengono in mente, e non me ne vogliano gli altri – che si sono calati nei panni di recensori o hanno curato rubriche che hanno fatto storia) ma anche da guardare, con una ricerca grafica che ha dato sempre molta importanza all'immagine. E quindi le tante illustrazioni originali (mio padre che ne illustrò un'intera edizione natalizia), le caricature di David Levine e Dariush Radpour, le vignette di Giorgio Cavallo e Danilo Maramotti. Arrigo Levi, nel suo primo editoriale del 1975, scriveva che Tuttolibri era nato per rispondere ”a una certa idea della cultura, ma anche di una certa idea dell'Italia e di come una società si sviluppa: il libro è un momento essenziale di ogni crescita civile”: parole ancora straordinariamente attuali.