venerdì 28 novembre 2014

TORINO: SHIT AND DIE



La foto, di fine ottocento, mostra le estremità un po' gonfie della contessa di Castiglione, femme fatale sfruttata per ragioni di stato dal cugino Camillo Benso: il primo selfie di piedi in assoluto che appartennero ad una donna all'avanguardia. 

L'immagine, con altre della stessa contessa e insieme ad un inquietante scatto che ritrae Toulouse-Lautrec mentre defeca in spiaggia, si trovano in una stanza impacchettata nel Palazzo Cavour di Torino dove, fino all'11 gennaio, è allestita Shit and die. La mostra porta l'impronta inconfondibile di
Maurizio Cattelan, qui nelle vesti di curatore insieme a Myriam Ben Salah e Marta Papini.


Il curatore e "l'artista in pensione" Cattelan e Cattelan
Sette sezioni omaggianti una città stranissima come Torino, dove l'antico (reale) convive - benissimo - con il contemporaneo (immaginario).

Il passato è rappresentato da cose impressionanti. Come la forca, prestata dal museo Cesare Lombroso, che fino al 1863 stava nell'omonimo rondò a Torino, utilizzata anche per l'impiccagione della "jena di San Giorgio", il macellaio cannibale, che nel ritratto d'epoca appeso di fronte sembra farti l'occhiolino, E dallo scheletro del professor Carlo Giacomini direttore del Museo di Anatomia, che se la ride nella teca, dove si è fatto mettere per propria volontà.

Il contemporaneo si manifesta, come d'uopo, in molteplici forme. Pezzi di design, quadri, installazioni, video, sculture, oggetti di artisti affermati e giovani emergenti presi in prestito dalle collezioni e dalle istituzioni della città.
Arrivati attraverso lo scalone tappezzato da biglietti di un dollaro (valore circa 30-40 mila dollari) di Eric Doeringer, accolti da un finto cippo dello stesso Cattelan, si attraversa il classico (le polaroid alle amiche di Carlo Mollino) per arrivare fino a quel tipo opere che il visitatore contribuisce alla creazione, sovente a sua insaputa, come le tele bianche in itinere, sepolte da Davide Balula sotto del terriccio mantenuto costantemente umido dal personale della mostra. Poi i tappeti-non tappeti di Aldo Mondino. Da portarsi a casa, se me lo potessi permettere.

Quindi un omaggio dissacrante ai torinesi famosi o famigerati: vari componenti della famiglia Agnelli, Marchionne, il sindaco Fassino, la Littizzetto,giocatori di pallone e altri ritratti stravolti di 
artisti come Thomas Braida, Valerio Nicolai, Emiliano Troco, e Aleksander Velisceki.
Maestosi i murales di Stelios Faitakis che celebrano momenti topici della storia di Torino, come la follia di Nietsche o la costruzione del tunnel del Frejus.

Prima di lasciare Palazzo Cavour, l'impercettibile accartocciamento di un’auto al ritmo di 39 metronomi di Martin Creed, tenuti in costante ricarica dai ragazzi della mostra, accomiata il visitatore frastornato, divertito e un po' turbato. Ma non era forse questo l'intento del trio Cattelan-Ben Salah-Papini?



































venerdì 21 novembre 2014

C'ERA UNA VOLTA IL TEATRO DI VARIETA'





Emilio Isca, torinese del 1937 vignettista, illustratore, editore e art director ha finalmente dato sfogo alla sua grande passione per il teatro di varietà.

Nella postfazione del suo libro, una piccola enciclopedia del genere, Bene, Bravi, Bis! Avanspettacolo/Rivista/Cabaret (Visual Edizioni) spiega:

"Questo libro l'ho scritto come mi sarebbe piaciuto leggerlo se lo avesse scritto qualcun altro. Ho sempre avuto un grande interesse-fin dall'adolescenza-per il mondo dello spettacolo, con una attenzione particolare e morbosa per il teatro leggero (che poi tanto leggero non è)....Sin da allora, presi ad annotarmi - in modo maniacale - tutte le informazioni riguardanti le varie Compagnie (titolo, formazione, autori, coreografi, scenografi, costumisti, autori delle musiche e quanta'altro mi ricordasse lo spettacolo in questione). Ed è proprio ritrovando questi appunti che, dopo mezzo secolo, mi è nata la voglia di ripercorrere quegli anni, consultando anche varie pubblicazioni che hanno impreziosito i miei ricordi (...)".

La storia, gli attori, gli autori, i personaggi titoli, date. Una carrellata completa sugli spettacoli di Erminio Macario, Carlo D'Apporto, Gino Bramieri, Totò ,Wanda Osiris, Garinei e Giovannini e altre figure meno conosciute, fino ad arrivare ai protagonisti del moderno cabaret. 

Che dai piccoli teatri si è trasferito negli studi televisivi, potendo in questo modo godere di un pubblico virtuale di milioni di spettatori.

Completano il libro le caricature di Franco Bruna, compianto papà.









martedì 18 novembre 2014

CASORATI ALLA FONDAZIONE FERRERO DI ALBA


Ciò che mi ha più colpito della mostra che la Fondazione Ferrero di Alba dedica a Felice Casorati (19883-1963), con sessantacinque dipinti, quaranta dei quali dalle collezioni di musei e istituzioni nazionali e internazionali dunque un'occasione unica per vederli, sono i tanti ritratti femminili.
Gli sguardi delle bambine, ragazze, donne, sono mesti, pensierosi, deprimenti. O spaventosi come quello di "Maria Anna De Lisi", ritratto immaginario facente parte delle "figure angolose allucinate e impaurite", definizione calzante dello stesso artista. 
La leggiadria classica femminile non era nei pennelli di Casorati, pittore torinese all'ennesima potenza, pur essendo nato a Novara e trasferitosi nella città subalpina solo nel 1919. Lui stesso riconosce l'importanza fondamentale di vivere a Torino per la sua arte: "Vivo a Torino (…) in questa città enigmatica e inquietante come una cabala che ogni giorno bisogna scoprire e poi ancora riscoprire, (…) in questa città quadrata e squadrettata, solo in questa città potevano nascere i miei quadri".
L'amore per le figure geometriche emerge in modo palese dagli schizzi preparatori dei quadri, ma anche da una superficiale visione delle sue opere cerchi, ellissi, cubi, parallelepipedi sbucano dappertutto: ad esempio nelle teste de "Le due sorelle o Libro aperto e libro chiuso" o nei quadri di gruppi di persone, come negli "Scolari".
Lo sguardo del visitatore non può inoltre sorvolare sulle mani dei personaggi dipinti. Sempre in primo piano, protagoniste, spesso "manone" alla Picasso. Intrecciate o a sorreggere il viso o posate sulle ginocchia.
In mostra quasi nessun paesaggio (d'altra parte aveva già provveduto in tal senso il contemporaneo e affine Giorgio Morandi), e qualche natura morta (soprattutto mele, frutti che piacciono molto ai torinesi).
Curata da Giorgina Bertolino, coautrice del sontuoso e completo Catalogo generale dei dipinti dell’artista, l’antologica Felice Casorati. Collezioni e mostre tra Europa e Americhe è visitabile fino al 1 febbraio 2015.
In appendice della mostra alla GAM di Torino sono esposti una serie di fogli dell’album che raccolgono i minuscoli disegni progettuali di alcune delle opere presenti ad Alba.