mercoledì 5 novembre 2014

Allarme influenza: non facciamone una malattia

Disegno di Danilo Paparelli
 L'autunno non è una delle mie stagioni più amate. Arriva dopo l'estate (questa sì, la mia preferita) e annuncia l'inverno, che odio profondamente. Dell'inverno ha già, in seme, tutto il peggio: le giornate iniziano ad accorciarsi, la temperatura scende repentinamente. In più non sai mai come vestirti. Gli improvvisi cambi di clima - oggi fa caldo, domani si gela, dopodomani diluvia- fanno sì che regolarmente gli abiti si rivelino inappropriati.
Sbagliato vestiario, ecco che facilmente ci si può beccare uno dei miliardi di miliardi di virus che ogni autunno ci aspettano dietro l'angolo per saltarci addosso ed infettarci. Ed in questo periodo, infatti, uno degli argomenti di conversazione più gettonati è il seguente: “Ma tu fai il vaccino antinfluenzale?”. In tv gli “esperti” consigliano il vaccino per i bambini, gli anziani e i soggetti che soffrono di particolari patologie. Lo vanno ripetendo da sempre, e ogni volta anticipando nel tempo i servizi - tanto che quest’anno mi è capitato di ascoltare la notizia a fine agosto - e nei telegiornali l'annuncio è quasi sempre corredato con immagini di repertorio risalenti, come minimo, agli anni '70.
Non sono un medico e non mi azzardo a dare alcun tipo di consiglio. Credo che si tratti di una decisione che ognuno può prendere affidandosi al proprio buon senso e soprattutto informandosi presso il proprio dottore. Ma se sono in buona salute non mi sembra il caso di farmi iniettare dei bacilli che poi mi fanno stare malaticcia per qualche giorno, così, per niente.
Quest'anno poi si dovrà vedere se il ceppo influenzale sarà uno di quelli tosti (“aggressivo”, dicono gli “esperti”) o di quelli blandi. Se tornerà l'aviaria, la suina o qualcos'altro dal nome animale. Al momento, gli “esperti” non si sbilanciano. E fanno bene, perché mi sembra un tantino presto per allarmare la gente e spingerla a comprare vaccini, le cui scorte vanno poi esaurite, con le case farmaceutiche che ridono.
A cadere preda dei virus autunnali ed invernali sono in special modo i bambini e, di conseguenza, i loro genitori. Come hanno spiegato ad una mia amica che ha un bambino in età pre-scolare e che è costantemente raffreddata, gli adulti non sviluppano affatto degli anticorpi che siano in grado di contrastare i virus dei figli. Tali virus si evolvono continuamente, diventando sempre più aggressivi. Gli anticorpi dei genitori non solo sono vulnerabili, ma vengono facilmente abbattuti dai microbi che i loro pargoli si spargono l'un con l'altro all'asilo e a scuola, che vanno ad sommarsi ai microbi “maturi” tipici dei grandi.
Inizia così una catena. I virus dei bambini poi infettano i grandi, che poi a loro volta funzionano da untori sui posti di lavoro, contaminando anche i colleghi che fino ad allora erano riusciti a scampare dalla malattia perché privi di figli che vanno a scuola.

Dunque, come ci possiamo regolare? Come detto, sentiamo il medico cosa ci dice. E poi, ci possiamo affidare ai vecchi rimedi che la scienza non si è mai azzardata a smentire. Come tenersi in tasca una castagna d'India (alcuni dicono che ha più efficacia portandosene dietro tre): un antidoto economico contro raffreddore e influenza. Che non è detto che non funzioni, almeno dal punto di vista scaramantico.

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