Disegno di Danilo Paparelli |
L'autunno non è una delle mie stagioni più amate. Arriva dopo
l'estate (questa sì, la mia preferita) e annuncia l'inverno, che
odio profondamente. Dell'inverno ha già, in seme, tutto il peggio:
le giornate iniziano ad accorciarsi, la temperatura scende
repentinamente. In più non sai mai come vestirti. Gli improvvisi
cambi di clima - oggi fa caldo, domani si gela, dopodomani diluvia-
fanno sì che regolarmente gli abiti si rivelino inappropriati.
Sbagliato vestiario, ecco che facilmente ci si può beccare uno dei
miliardi di miliardi di virus che ogni autunno ci aspettano dietro
l'angolo per saltarci addosso ed infettarci. Ed in questo periodo,
infatti, uno degli argomenti di conversazione più gettonati è il
seguente: “Ma tu fai il vaccino antinfluenzale?”. In tv gli
“esperti” consigliano il vaccino per i bambini, gli anziani e i
soggetti che soffrono di particolari patologie. Lo vanno ripetendo da
sempre, e ogni volta anticipando nel tempo i servizi - tanto che
quest’anno mi è capitato di ascoltare la notizia a fine agosto - e
nei telegiornali l'annuncio è quasi sempre corredato con immagini di
repertorio risalenti, come minimo, agli anni '70.
Non sono un medico e non mi azzardo a dare alcun tipo di consiglio.
Credo che si tratti di una decisione che ognuno può prendere
affidandosi al proprio buon senso e soprattutto informandosi presso
il proprio dottore. Ma se sono in buona salute non mi sembra il caso
di farmi iniettare dei bacilli che poi mi fanno stare malaticcia per
qualche giorno, così, per niente.
Quest'anno poi si dovrà vedere se il ceppo influenzale sarà uno di
quelli tosti (“aggressivo”, dicono gli “esperti”) o di quelli
blandi. Se tornerà l'aviaria, la suina o qualcos'altro dal nome
animale. Al momento, gli “esperti” non si sbilanciano. E fanno
bene, perché mi sembra un tantino presto per allarmare la gente e
spingerla a comprare vaccini, le cui scorte vanno poi esaurite, con
le case farmaceutiche che ridono.
A cadere preda dei virus autunnali ed invernali sono in special modo
i bambini e, di conseguenza, i loro genitori. Come hanno spiegato ad
una mia amica che ha un bambino in età pre-scolare e che è
costantemente raffreddata, gli adulti non sviluppano affatto degli
anticorpi che siano in grado di contrastare i virus dei figli. Tali
virus si evolvono continuamente, diventando sempre più aggressivi.
Gli anticorpi dei genitori non solo sono vulnerabili, ma vengono
facilmente abbattuti dai microbi che i loro pargoli si spargono l'un
con l'altro all'asilo e a scuola, che vanno ad sommarsi ai microbi
“maturi” tipici dei grandi.
Inizia così una catena. I virus dei bambini poi infettano i grandi,
che poi a loro volta funzionano da untori sui posti di lavoro,
contaminando anche i colleghi che fino ad allora erano riusciti a
scampare dalla malattia perché privi di figli che vanno a scuola.
Dunque, come ci possiamo regolare? Come detto, sentiamo il medico
cosa ci dice. E poi, ci possiamo affidare ai vecchi rimedi che la
scienza non si è mai azzardata a smentire. Come tenersi in tasca una
castagna d'India (alcuni dicono che ha più efficacia portandosene
dietro tre): un antidoto economico contro raffreddore e influenza.
Che non è detto che non funzioni, almeno dal punto di vista
scaramantico.
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