lunedì 30 giugno 2014

ARABELLA ISCA: UNA STILISTA TORINESE DA ESPORTAZIONE

Per una come me che riesce appena a cucire un bottone, le sarte e i sarti assurgono a figure mitologiche. Dal pezzetto di stoffa informe, al vestito. La creatività che si trasforma in praticità.
Bello.
E così, quando scopri che un'amica, di cui ignoravi la passione nascosta (a te, non certo a lei e a molti altri) possiede il talento per la sartoria, ti sale una notevole curiosità.

Arabella Isca, che fa la spola fra Torino e la Costa Azzurra, sta investendo molto sul suo talento. Un mese fa a Mentone ha presentato la B/W Capsule Collection nei pressi di Place du Cap, dalla quale il brand prende il nome: "Una capsule in bianco e nero, raffinata e glamour ma al tempo stesso versatile e confortevole; i materiali impiegati sono stati scelti anche per la loro praticità, non si stropicciano in viaggio e consentono di essere sempre impeccabili."
Ad Arabella ho posto alcune domande.

· Si può dire che sei nata con l'ago in mano o è una attitudine che è maturata in te a poco a poco?
Da bambina mi divertivo a realizzare i vestitini per la Barbie! La moda mi ha sempre appassionata, si tratta di un interesse che ho sempre coltivato e che ora si è concretizzata in un’attività a tempo pieno.

· Quali sono stati i primi passi? E' un ambiente difficile, c'è molta concorrenza?
Mi sono formata al Central Saint Martins College of Art & Design di Londra e successivamente ho vinto il concorso MCI Contest, organizzato a Milano da Material Connexion Italia, presentando un progetto di fashion design ecosostenibile che è stato esposto a La Triennale di Milano.
Come in tutti i campi, la competizione è molto forte, ma come dice Karl Lagerfeld chi lavora nella moda deve saper trovare la propria voce con i propri mezzi: il talento, quando è vero talento, è sempre destinato ad emergere.

· Ti ispiri a qualche stilista? o piuttosto allo street-style?
I creatori “storici” che prediligo sono Valentino (impressionante la sua ultima retrospettiva di Londra), Balenciaga, Givenchy…

· Come riesci a conciliare la tua passione di stilista con tutto il resto, in primo luogo l'attività di mamma?
Se fai quello che ami, niente ti può fermare, anche se spesso il prezzo da pagare sono molte notti insonni!

· Tu sei torinese. Perché Mentone? (anche io amo tanto la Costa Azzurra!)
La Costa Azzurra è per me una continua fonte di ispirazione e trovo anche sia un luogo che favorisca la concentrazione e la creatività.

· Prossimi progetti?
Il mio nuovo sito sul quale si potranno acquistare i miei capi ed accessori, che si potranno trovare anche in uno store multi-marca di prossima apertura nel centro di Nizza. Stay tuned! Per info: www.placeducap.com

Alcune immagini della sfilata a Mentone (foto di Jan-Uwe Reichert).









venerdì 27 giugno 2014

RASSEGNA STAMPA: UGO GILETTA SU IDEA


Il mio articolo sulla personale di Ugo Giletta al Filatoio di Caraglio sul settimanale IDEA in edicola.

mercoledì 25 giugno 2014

PISCINE ALL'APERTO





Ecco arrivato (finalmente) il momento di andare in piscina. Ma quella all’aperto, che fa tanto estate.

I miei personali ricordi legati alla piscina risalgono a quando, bambina delle elementari, mia madre mi portava a frequentare i corsi di nuoto. Unico sport che sia mai riuscita a fare. Anche perché, essendo mia madre stessa a caricarmi, volente o nolente, in auto, e che cascasse il mondo mi ci portava, non avevo grandi possibilità di scelte alternative. Stranamente ero anche bravina in questa disciplina.


Crescendo, ho dovuto fare grandi sforzi di volontà nel caricare me stessa in macchina e trascinarmi fino alla piscina più vicina a casa e dedicarmi al nuoto in un contesto direi quasi agonistico. Ma col passare del tempo, ho cercato, e trovato, tutte le scuse più assurde per non andarci più. Il motivo principale sono sempre stati i capelli.


Avendoli quasi sempre portati molto lunghi, era più il tempo che passavo sotto i phon degli spogliatoi che in acqua. Ma se avessi dei figli, li porterei sicuramente a nuotare. Sport completo, fa miracoli per le schiene che tendono al rachitismo e per soprattutto per i bambini mingherlini.


Ma, come dicevo, eccoci alla stagione della piscina open air. Quassù al nord ci vuole veramente un coraggio non da poco frequentare la piscina d'inverno. In quei giorni bui, gelidi all’esterno, che quando si esce da un ambiente caldo e umidiccio come quello dello spogliatoio e dopo esser stati tre ore sotto il phon ad asciugare fino all’ultimo capello ed un altra ora a infilarsi strati su strati di indumenti, si viene assaliti da una sensazione di angosciosa tristezza specie quando il tempo è inclemente, che rimarca ancor di più l’essere repentinamente passati da una sensazione estiva ad una tipicamente invernale. Dal caldo tepore dell’impianto acquatico allo sprofondare tragicamente nella neve nel posteggio all’esterno.


La piscina estiva, invece, non mi da, almeno per quanto mi riguarda, questa impressione drammatica. Si arriva già vestiti leggerini, niente borsoni da riempire con abbigliamento ingombrante.


Sebbene la prima volta, come per il primo giorno in spiaggia, per noi donne sia sempre un tantino traumatico. D'inverno non e' la stessa cosa, si può sorvolare un minimo su certe rotondità, camuffate anche da costumi più coprenti, contenitivi e da un’illuminazione che esalta meno i dettagli . Ma d'estate proprio no. Bisogna proprio essere perfette. O perlomeno di quella perfezione che ad ognuna di noi c’è stata concessa dalla natura matrigna. Quindi, la fatidica prova costume.


Perché poi ci sembra che tutti gli occhi siano puntati su di noi. O perlomeno gli occhi femminili. Infatti fra donne ci si guarda molto e, spesso e volentieri sappiamo essere molto cattive tra di noi, oltre la critica più impietosa. Il “bianchiccio” invernale che esalta la “ciccia” e sicuramente anche qualche imperfezione che speriamo presto di non vedere più.

Con il devastante dubbio, come se non bastassero tutte le altre insicurezze, che un TG di un’emittente privata e dedito sovente al gossip ci ha di fatto insinuato solo un paio di sere fa prima dell’ora di cena: meglio l’abbronzatura alla Gisele o alla Kate ?



lunedì 23 giugno 2014

Jeremy Baran - Basquiat



 Vista e comprata a Cannes. La t-shirt dedicata a Jean-Michel Basquiat è una delle magliette dedicate all'artista pupillo di Andy Warhol che fanno parte di una collezione creata dal giovane francese Jeremy Baran. Da Marsiglia ai negozi più di tendenza di Parigi, come Colette, e della Costa Azzurra.






venerdì 20 giugno 2014

ESAMI DI MATURITA': UN INCUBO


Disegno di Danilo Paparelli
Che cosa ci faccio qui?
Sono in attesa che consegnino la versione da tradurre dal greco o latino all'italiano. Seduta al banco di terza liceo classico, non sono per niente tranquilla. Non mi ricordo un accidente di greco o di latino, come farò a superare la prova scritta?
Ansia. Vorrei alzarmi e andarmene, ma non ci riesco. Arriva il testo da tradurre. Panico. Non ci capisco niente. Intorno tutti ragazzi che, in tranquillità, iniziano il compito. Io ho questa cosa davanti e non faccio niente.
E soprattutto, cosa ci faccio qui, a dare la maturità, quando sono già laureata da decenni e mi ricordo, seppur vagamente, di aver già passato quest'esame?
Da trent'anni sono seduta al banco del liceo classico Vittorio Alfieri di Torino, e inizio ad essere un po' stufa. Quest'incubo mi sorprende nottetempo periodicamente, senza alcun perché. Non ricordo il mio esame di maturità come un evento particolarmente traumatizzante. Certo, non ero tranquillissima, ma non fu nulla di scioccante. Molto peggio è stato prepararsi per passare alcuni esami all'università, e infatti alcuni di questi sono diventati un'alternativa all'incubo liceale.
Anche per questi, il plot è sempre uguale. Aula di Palazzo Nuovo, in attesa di dare l'esame di diritto privato, di nuovo. Non mi ricordo niente. Che cosa ci faccio qui se sono già laureata da mò.
Del reale esame della mia maturità non mi ricordo praticamente nulla, se non la rabbia di essere stata l'ultima della mattinata, e una degli ultimi in assoluto della mia classe, a passare agli orali. Vedevo tutti gli altri uscire dall'aula sollevati, mentre io ero in preda ad un'ansia che mi divorava. Ma tutto qui. Nessun ansiolitico, forse qualche notte in bianco, ma niente di che.
Però ho un ricordo che fa un po' tenerezza, visti i tempi. La sera prima della prova d'italiano, ci fu una catena telefonica per passarci quelli che potevano essere le tracce più probabili. N.B. Allora non c'erano pc, internet, telefonini, non c'era niente di niente. Solo il vecchio telefono fisso, quello grigio con ruota da infilarci dentro le dita. “Allora: potrebbe esserci questo, quello e quell'altro. A me ha telefonato Tizio, tocca a te sentire Caio”. Di una semplicità disarmante. Da dove arrivassero poi le anticipazioni, lo ignoro. Probabilmente funzionava che qualcuno aveva un parente al ministero e da lì l'informazione prendeva il largo, con il più semplice dei passaparola. Ovviamente le tracce che poi uscirono erano tutt'altro.

Non si può fare a meno dell'esame di maturità. E' probabilmente la vera prima prova che la vita ci mette davanti. E' la capofila delle sfide che ci toccherà, nolenti o volenti, affrontare per riuscire anche a capire fino a che punto riusciamo a poter contare su noi stessi, fino a che punto riusciamo a “tirare” e quando , invece, è meglio mollare e lasciare perdere. Dopo, non sarà più la stessa cosa.

lunedì 16 giugno 2014

LA PERSONALE DI UGO GILETTA AL FILATOIO DI CARAGLIO



Due "Acquerelli tridimensionali"accolgono i visitatori nelle rispettive sezioni della mostra di Ugo Giletta e curata da Ivana Mulatero che si è inaugurata ieri presso il Filatoio di Caraglio, “Identità in divenire. Piccole storie d’infinita alterità”. Sono Lo Sciamano e La Venere (uniche sculture rimaste all'artista, le altre sono state tutte accaparrate dal collezionista Matteo Viglietta) che fanno da guida alle microstorie rappresentate dai volti e dai video di Giletta. 

I volti. Sono lì che ti guardano, muti. Segni che dentro ad un ovale hanno preso il posto degli occhi (specchio dell'anima, ma qui l'anima c'è ancora e urla), della bocca. L'artista spiega come ci è arrivato: "Difficile parlare del proprio lavoro. Ma sono partito dalla pittura gestuale per arrivare a quello che volevo, rappresentare l'idea concettuale del volto, confrontandomi con l'idea dell'assoluto. Ho tolto sempre di più, lasciando soltanto un ovale dove ho inserito cinque macchie".

In mostra acquerelli, pannelli su gesso preparato su cui i tratti in punta d'oro e d'argento sono rivelati dalla luce dei video. Che portano, come ha fatto notare Ivana Mulatero, ad uno scambio continuo con l'uomo. Visi filmati in slow motion (vedi anche Bill Viola, maestro indiscusso, dice Giletta) che fanno trasparire una percezione più reale del reale, evidenziando l'alterità del volto. E persone, un Nico Orengo di fronte al suo mare, per l'ultima volta.

Nato a San Firmino di Revello nel 1957, Giletta vive e lavora tra Manta ed il suo paese natale. Utilizza molteplici mezzi espressivi: la pittura, la scultura, la video arte, l’installazione multimediale, la poesia, la musica e la filosofia.

L’evento è promosso dall’associazione culturale Marcovaldo e dall’associazione culturale Auriate. La mostra sarà visitabile fino a 24 agosto dal giovedì al sabato dalle 14,30 alle 19, la domenica e le festività infrasettimanali dalle 10 alle 19. Sono previste aperture su prenotazione per gruppi. 

Per informazioni telefonare allo 0171/618260 o scrivere a info@marcovaldo.it.











sabato 14 giugno 2014

“Le Camere Oscure. Fotografie, figure e ambienti dell’immaginario neogotico”

Si inaugura oggi sabato 14 giugno una mostra unica, importante e originale per la città di Cuneo. “Le Camere Oscure. Fotografie, figure e ambienti dell’immaginario neogotico” allestita nel Complesso Monumentale di San Francesco ospita un centinaio di opere, fotografie e installazioni, che rappresenta il primo tentativo a livello nazionale di riflessione critica del mondo neogotico.
Il curatore Enzo Biffi Gentili ha condotto i giornalisti durante la preview alla scoperta della mostra progettata a labirinto, che ospita opere di alcuni artisti molto conosciuti insieme a esponenti non appartenenti agli ambienti artistici tradizionali, ma nativi del web, alcuni dei quali erano ieri presenti in San Francesco.
Leggi l'articolo su www.targatocn.it





Crazy Coffins


Stefania Fersini

Urfaut

Cristiano Bianchin



Nicola Bolla


Enzo Biffi Gentili spiega ai giornalisti




Paolo Schmidlin


Eredi Brancusi