Disegno di Danilo Paparelli |
Da piccola dovevo dormire con la luce accesa.
Mi avevano regalato un mappamondo – oggetto ormai scomparso dalla
circolazione – con la luce interna. Di notte emanava un chiarore
attenuato, soffuso, mi tranquillizzava. Da quando ho memoria, ho
sempre passato notti agitatissime. Un sogno dopo l'altro, per la
maggior parte terribili. Indipendentemente che durante la giornata o
la sera stessa fossi stata traumatizzata da qualche immagine
spaventosa, almeno un incubo a notte l'ho sempre sognato. E da qui la
necessità di dormire con una fonte di luce.
Durante un lasso di tempo neanche tanto corto
durante l'infanzia, avevo il terrore dei pupazzetti di peluche. Non
di tutti: gli orsetti mi piacevano. Ma mi avevano regalato un pulcino
Calimero di stoppa che, chissà perché, mi terrorizzava. E' rimasto
chiuso nella cassapanca per anni, così come una tartaruga con le
rotelle e qualche altro balocco simile. Altro giocattolo spaventoso:
la trottola. Mentre girava su se stessa emetteva un suono che alle
mie orecchie pareva terrificante.
E ancora. I palloncini gonfiabili. Quando erano
mezzi sgonfi, con le pieghe, per me erano mostruosi. Ne ricordo
ancora uno a forma di coniglio. Aveva un paio di piedi di cartone. Ho
ancora davanti a me l'immagine di questo coso, diventato molliccio
dalla sera alla mattina, che stava in un angolo della mia stanzetta,
senza che avessi il coraggio di prenderlo e buttarlo via. Lo fecero,
per fortuna, i miei genitori.
Negli anni sessanta si usava coprire le
macchine lucidatrici con rivestimenti a forma di “babaccetto”.
Spaventosissimo ! A casa, conoscendo la mia fobia, per fortuna,
l'aspirapolvere era nuda, ma una cugina la teneva in bella vista
tutta bardata con questa specie di spaventapasseri con una faccia
bruttissima. A pensarci mi fa paura ancora adesso.
Fuori casa c'erano svariati motivi per essere
terrorizzata. Le persone con braccia o gambe ingessate, per esempio.
Oppure i mendicanti che chiedevano l'elemosina per la strada che
soffrivano sempre di handicap o malattie ai miei occhi terribili. Ma
il peggio era rappresentato dai trampolieri. Non che ce ne fossero
molti che andassero in giro, per fortuna. In occasione di feste,
carnevali o altre manifestazioni, se svoltando un angolo vedevo
emergere in lontananza un busto di un uomo, solitamente con un
cappello a tuba in testa, per me era finita. Non riuscivo a vincere
la mia irrazionale paura, dovevo tornare indietro.
Anche i clown, le persone con le maschere, che
oggettivamente qualcosa d'inquietante posseggono di per se stessi, li
trovavo spaventosi. Il carnevale non l'ho mai trovato così
divertente. L'aggettivo più giusto è forse inquietante. Non si sa
mai cosa si nasconde dietro la maschera.
I bambini di oggi si spaventano pochissimo. Già
i giochini che hanno sono spesso costruiti apposta per essere
mostruosi, e più mostruosi sono, più piacciono. Vanno al cinema per
vedere film che io non avrei visto neanche se mi avessero pagata.
Qualcuno che ha bambini forse potrebbe spiegare meglio questo
fenomeno per me incomprensibile.
Oggi, da adulta, ciò che mi spaventa, oltre a
cose serie come le malattie, disgrazie e affini, è andare in posta,
o in banca, o negli uffici pubblici dove sai sempre quando entri ma
non sai quando e come ne esci. Se poi, dietro allo sportello, ci
fosse pure un trampoliere mascherato, con un palloncino sgonfio
vicino e Calimero accanto alla macchinetta del bancomat, credo che
potrei morire lì sul posto.
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