mercoledì 18 febbraio 2015

CARNEVALE


Disegno di Danilo Paparelli

Anche quest'anno il connubio “giostre in piazza Galimberti” e “arriva la neve” non è stato smentito.
Ne ho dubitato fino all'ultimo, perché un gennaio così mite e soleggiato ha dato l'illusione che si saltasse direttamente alla primavera senza vedere neanche un fiocco. Invece no, anche quest'anno, l'arrivo delle giostre a Cuneo ha coinciso con l'arrivo della neve. E con il carnevale.
Che non piace a tutti. Tanti, anzi, proprio non lo sopportano. Neanche a me piace tanto. Da adulta per fortuna lo posso evitare, ma da bambina era obbligatorio perteciparvi. Sulle giostre in piazza Vittorio a Torino mi piaceva andare, ma quello che mi dava fastidio erano due cose : il freddo e il doversi travestire. Bisognava andare tutti imbaccuccati, anche se si era vestiti da damina o da zorro. Col cappottino sui vestitini – ai tempi non c'erano giacconi o piumini – si annullava il travestimento. O lo si cammuffava goffamente: da sotto sbucava la gonna a strascico, il cappello a cono calzato sulla cuffietta, per le bambine. Per i maschietti: il mantello di zorro sul cappottino o il copricapo da indiano sul berrettino con i paraorecchi. Con cinquanta strati di vestiario, i bambini di ieri e di oggi si muovono un po' goffi, ed hanno spesso un 'espressione un po' attonita, che non si capisce bene se si stanno divertendo oppure no.
Alcuni costumi di carnevale sono molto carini, lo ammetto. Ma la maggior parte, sono tremendi. In questi giorni ne ho visti esposti nelle vetrine di bruttissimi. Mai avrei il coraggio – o la codardia – di vestire un bambino con uno di quegli obbrobri. Se sono in vendita, però, vorrà dire che qualcuno li comprerà. Un sadico, probabilmente. E, a proposito di travestimenti, io non mi sono mai vestita da damina o, peggio ancora, da fatina. Mi piacevano i costumi da maschi. Conservo ancora una foto di me con un total look da cowboy, una specie di Pecos Bill androgino.
Altro punto dolente, per me, sono le sfilate carnevalesche. Salvando quelle conosciute in tutto il mondo, anche italiane – Viareggio, Venezia, che sono obiettivamente molto belle e coinvolgenti, ci sono però anche quelle che ogni paese, anche il più piccolo, deve per forza organizzare. Lo so, fanno del loro meglio con i pochi soldi che hanno a disposizione, ed hanno il mio massimo rispetto. Però sono brutte. Carri che non si capisce cosa siano, il più delle volte pasticciati, che perdono i pezzi: non fanno allegria, mi gettano nello sconforto. Devo essere però l'unica : tutti gli altri spettatori sono allegrissimi, si divertono un mondo. Come non trovo affatto divertente essere ricoperta di coriandoli. E' una cosa che non sopporto, non mi fa ridere, mi dà fastidio. Per quanto si cerchi di toglierseli tutti d'addosso, c'è né sempre qualcuno che si ficca nei posti più impensati. Salvo voi trovarsi un coriandolo superstite in qualche interstizio di un cappotto, sotto un tappetino dell’auto, in una tasca della custodia della macchina fotografica dopo mesi e mesi, magari ad agosto.

Ma il problema principale del carnevale è che lo si festeggia nel mese fra i più freddi dell'anno. I Brasiliani sì che sono fortunati ! Invece noi il più delle volte siamo lì in piedi a vedere le sfilate intirizziti dal freddo, o essere letteralmente investiti dall'aria gelida e sferzante che ci sbatte contro mentre siamo sulle giostre, che viene quasi voglia di rinunciarci.

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