lunedì 11 febbraio 2013

LA STORIA DELL'ELEFANTE FRITZ, DALL'EGITTO A STUPINIGI


Il Museo di Scienze Naturali di Torino, in via Giolitti, ha un certo gusto retrò. Ci sono gli animali impagliati, qualche diaporama. Una volta i musei erano tutti così, statici, mentre i musei più moderni, vedi il Museo del Cinema o quello dell'Automobile, sono spettacolari, scenografici, in movimento.
Però il suo essere antico gli dona un tocco di misterioso, come se entrando, si facesse un salto nel tempo.
Fra i tanti animali, c'è un grande elefante con una storia affascinante e triste.
Fritz è un esemplare di elefante indiano maschio inviato dal vicerè dell'Egitto  al re Carlo Felice in cambio di cento pecore merinos. Imbarcato ad Alessandria d'Egitto il 26 ottobre 1826 insieme a due custodi egiziani, Fritz arriva alla menageria di Stupingi nel giugno del 1827. Incaricati  della sua custodia sono Stefano Novarino e Casimiro Carena.
Fritz vive per venticinque anni nel serraglio reale e viene esposto periodicamente, diventando famoso "come un personaggio di una favola di Perrault in chiave esotica". Dà spettacolo e segue la musica ballando, fino a quando muore uno dei suoi custodi. E la favola si trasforma in tragedia.
Forse depresso, si rifiuta di uscire e di esibirsi. Il 4 novembre 1847 uccide l'altro custode Carena che cercava di farlo uscire dal suo ricovero. Nel 1852 viene abbattuto con l'ossido di carbonio.
Da allora continua a far mostra di sè al museo di scienze naturali, ma non balla più.


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