Camminare
in salita.
Lo
odio. Mi manca il fiato subito. Non vedo l'ora di essere arrivata in
cima al percorso, e nel frattempo non mi godo nulla. Non guardo il
panorama, sempre nel caso ce ne sia uno, perché non è scontato che
ci sia.
La
mia mente è concentrata solo sulla meta. I miei occhi sono fissi sui
piedi, un passo dopo l'altro. Macinano terreno, lentamente,
centimetro dopo centimetro. Alzo lo sguardo di tanto in tanto. Non
arrivo mai. Il traguardo è sempre più lontano. Mi è indifferente,
in realtà. Il mio scopo è solo quello di fermarmi, ma farlo a metà
strada va contro il mio orgoglio. Devo arrivare fino in fondo.
In
cima. Bello, può anche essere davvero molto bello. Un panorama
incantevole, una piazza vetusta ma seducente. Sono cose di secondaria
importanza. Sono arrivata. Niente più salita, solo una veloce
discesa. Una liberazione.
Camminare
in pianura.
I
piedi vanno da soli. Gli occhi vagano. A destra, a sinistra.
In
città, che di solito le strade negli agglomerati urbani sono tutte
in piano. Viali, vie, palazzi, negozi. Se turista, cammino piano, a
passettini, pochi, poi mi fermo. Guardo quel c'è da vedere.
Memorizzo, se è il caso. Leggo il nome della via, di un'insegna, di
una lapide. Vedo un tetto, una finestra, un vaso di fiori che
staziona pericolosamente su un davanzale (potrebbe anche cadere, io
non lo terrei lì). Le persone fanno parte dell'insieme. Guardo i
vestiti, le scarpe. I bambini buffi, i cagnolini carini al guinzaglio
di padroni distratti. Gatti che spuntati da un vicolo, si bloccano
improvvisamente e mi fissano, intensamente. Per un attimo. Poi
schizzano altrove.
Getto
l'occhio anche un po' per terra. Le buche, sono traditrici. I
marciapiedi, a lastroni, sono comodi per camminarci sopra. Meno,
molto meno, le vie, le piazze acciottolate. Soprattutto se ho i
sandali bassi, che non sono fatti per i ciottoli. Che sono belli, a
vedersi, ma scomodi.
Se
indigena, vado di fretta. Sono concentrata sulla meta. Quello che c'è
ai lati non esiste. Resta sullo sfondo, gli occhi sono fissi di
fronte. Tutto il resto è superfluo. Un riempitivo.
Fuori
città, camminare in piano è un piacere. In campagna, al mare, passo
continuo, né veloce, né lento. Profumi, colori. Soprattutto colori,
tanti. Si sparano davanti agli occhi, che tu lo voglia o no. E le
buche, con i ciottoli, fanno parte integrante del sentiero, del
viottolo, della stradina: non sono un pericolo, stanno lì perché è
naturale che stiano in quel determinato posto. Non mi lamento che
fanno male ai piedi. Non ho i sandali, ma scarpe comode, ideali per
camminare fuori città.
E'
che se questa primavera non fosse così piovosa, fredda, uggiosa
(aggettivo qualificativo peculiare dell'autunno), imprevedibile,
noiosa, odiosa, una bella passeggiata IN PIANO me la farei anche. Non
con i sandali, però.
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