mercoledì 23 luglio 2014

Paese che vai, pubblicità che trovi

Disegno di Danilo Paparelli
Ho potuto constatare proprio in questi giorni un esempio di come le pubblicità televisive possano variare a seconda del Paese destinatario della vendita del prodotto. Nuovo modello di auto di segmento B di una nota marca francese. In Francia si punta sullo humour: alla porta di casa di un ragazzo qualunque bussa il suo alter ego ultra disinibito, addirittura in mutande, che lo spinge a fare cose che lui non avrebbe mai fatto per mancanza di coraggio. Il suo alias lo aiuta a darsi una mossa, fino ad acquistare l'auto pubblicizzata, simbolo delle migliori qualità tecniche nel caso del mezzo meccanico, come pure caratteriali, in chi sceglie appunto questo modello.
Da noi in Italia, invece, la solita storia. Ragazzo giovane e molto piacente, già di suo “cool” che ovviamente si prende la suddetta auto, che lo fa sembrare ancora più “cool”. Insomma, una banalità. Così come sono banali la maggior parte degli spot che sono trasmessi su tutte le nostre reti televisive, tanto da far rimpiangere i vecchi “Caroselli” in bianco e nero. Che "Carosello" è stato perfino riesumato, con le versioni lunghe delle pubblicità corte, ma è inguardabile.
Il corto filmato che in teoria dovrebbe saper cogliere l'attenzione dello spettatore, perché quella sarebbe la sua ragion d'essere. Invece, per la maggior parte, gli spot italiani sono noiosi, senza alcun guizzo di fantasia, e ripetitivi. Alcuni vengono messi in onda addirittura per anni per l’esasperazione del teleutente. Faranno vendere il prodotto? A quanto pare sì, altrimenti cambierebbero. Ma quanto hanno stufato queste réclame di tipi che ballano sulla spiaggia sulle note di un bellissimo tango che da stupendo è diventato stucchevole, di altri tipi che vanno a salvare con improbabili idrovolanti dei deficienti in tuxedo che si sono spersi in mare su una zattera “con i loro strumenti” e poi si bevono un amaro.
Purtroppo nelle nostre tv le pubblicità mancano di quel guizzo in più che ti spingono per qualche secondo ad essere catturato dal piccolo schermo. Vien da pensare che se le pubblicità son così vuol dire che il pubblico cui sono dirette è altrettanto prevedibile e banale. E forse neanche tanto intelligente, se è vero che lo stesso spot deve andare in onda migliaia di volte per sortire il suo effetto.

Sulle tv estere è tutta un'altra cosa. Tralascio quella che per me è il top, ovvero la pubblicità di marca anglosassone. Ma, senza spostarsi di molto, basta dare uno sguardo ai programmi pubblicitari francesi. Intanto, lì, gli spot cambiano quasi tutte le settimane e non li tengono buoni per anni. Poi, si vede che dietro c'è un lavoro notevole, a partire dalla sceneggiatura. Possono essere infatti anche semplici e costruiti con pochi mezzi, ma quasi sempre c'è l'idea che li trasforma da momento utile per andare in bagno o prendersi un the, a veri catalizzatori di attenzione. A prescindere spesso dal prodotto che devono far vendere, i pubblicitari d'oltralpe puntano sul finalino a sorpresa o sul raccontino umoristico, che spesso riescono a strappare perfino un sorriso. Che per una pubblicità italiana, tranne sparuti casi, è pura fantascienza.

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