Anche il fotografo vacanziero è sempre alla ricerca del giusto
obiettivo
Disegno di Danilo Paparelli |
Cosa resterà dei queste vacanze estive, versione 2014? Ammesso che
ci sia riusciti a regalarsi qualche giorno di spensieratezza fuori
casa, saremo tornati con una montagna di foto.
Già perché ormai da un po' fotografare è diventato quasi un'azione
involontaria. Grazie alla moderna tecnologia, a scattare una foto non
ci si mette più niente. Macchinetta o cellulare alla mano e tàc, la
foto è bella che fatta. Nei tempi andati – ma neppure tanti anni
fa – fotografare era un qualcosa che portava via qualche attimo di
tempo. Si doveva trovare l'esatta inquadratura e l'esatta luce,
cercando di non sbagliare. Le pellicole fotografiche concedevano un
numero limitato di possibilità di scatti. Se non si azzeccava la
foto, fine. Occasione perduta per sempre.
Le macchinette fotografiche digitali, invece, hanno definitivamente
liberalizzato la fotografia. Nessun indugio nel fissare per sempre
l'attimo fuggente. Se viene, bene, tanto di guadagnato. Altrimenti,
amen. Ma quando si tratta poi di scegliere gli scatti che dovranno
essere stampati, ecco arrivare il dramma. Centinaia di immagini,
molte delle quali pressoché identiche e poche con un guizzo che le
destina all'immortalità della carta stampata.
Allora, iniziamo a scaricarle sul pc. Già qui, destiniamo un po' di
tempo. Due le scuole di pensiero: quelli che le scaricano subito e
quelli che le tengono un po' lì, a maturare. Questi possono anche
attendere anni. Cosicché capita che invitino gli amici per vedere le
foto delle vacanze del 2007.
Indi, la cernita. Sì questa qui, no quella lì. Nell'altra ho un
occhio chiuso, in quella mi si vede la cellulite, in questa sembro
nonna Abelarda. Un lavoraccio. E poi, che fare delle foto scelte?
Anche qui, a differenza di un tempo, quando l'unica era quella di
portare il rullino dal fotografo per farlo sviluppare, si aprono
varie possibilità.
1- Non le stampo. Le tengo archiviate da qualche parte (sul pc o su
hard disk esterno). Non le vedrà mai nessuno. Neanche io.
2- Le stampo. Porto un dischetto con le immagini prescelte e le
faccio stampare (bene) oppure me le stampo (così così) con la
stampante di casa.
3- Faccio un book. Questa del book è una gran bella invenzione. Con
poco ti stampano degli album fotografici che sono una meraviglia.
Niente a che vedere con gli antichi raccoglitori di foto, parlo di
quelle ancora in bianco e nero, con il foglio a velina davanti al
cartoncino dove si attaccavano le fotografie – poche, pochissime –
servendosi di quei cosi fatti a triangolino, adesivi, dove si
facevano entrare gli angoli e che poi non le tenevano fisse per
niente.
Sebbene, i vecchi, consunti album fotografici conservino un fascino
delle immagini in bianco e nero che i moderni book, con tutte le
migliori intenzioni, non riusciranno mai ad eguagliare.
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