La foto, di fine ottocento, mostra le estremità un po' gonfie della contessa di Castiglione, femme fatale sfruttata per ragioni di stato dal cugino Camillo Benso: il primo selfie di piedi in assoluto che appartennero ad una donna all'avanguardia.
L'immagine, con altre della stessa contessa e insieme ad un inquietante scatto che ritrae Toulouse-Lautrec mentre defeca in spiaggia, si trovano in una stanza impacchettata nel Palazzo Cavour di Torino dove, fino all'11 gennaio, è allestita Shit and die. La mostra porta l'impronta inconfondibile di
Maurizio Cattelan, qui nelle vesti di curatore insieme a Myriam Ben Salah e Marta Papini.
Il curatore e "l'artista in pensione" Cattelan e Cattelan |
Sette sezioni omaggianti una città stranissima come Torino, dove l'antico (reale) convive - benissimo - con il contemporaneo (immaginario).
Il passato è rappresentato da cose impressionanti. Come la forca, prestata dal museo Cesare Lombroso, che fino al 1863 stava nell'omonimo rondò a Torino, utilizzata anche per l'impiccagione della "jena di San Giorgio", il macellaio cannibale, che nel ritratto d'epoca appeso di fronte sembra farti l'occhiolino, E dallo scheletro del professor Carlo Giacomini direttore del Museo di Anatomia, che se la ride nella teca, dove si è fatto mettere per propria volontà.
Il contemporaneo si manifesta, come d'uopo, in molteplici forme. Pezzi di design, quadri, installazioni, video, sculture, oggetti di artisti affermati e giovani emergenti presi in prestito dalle collezioni e dalle istituzioni della città.
Arrivati attraverso lo scalone tappezzato da biglietti di un dollaro (valore circa 30-40 mila dollari) di Eric Doeringer, accolti da un finto cippo dello stesso Cattelan, si attraversa il classico (le polaroid alle amiche di Carlo Mollino) per arrivare fino a quel tipo opere che il visitatore contribuisce alla creazione, sovente a sua insaputa, come le tele bianche in itinere, sepolte da Davide Balula sotto del terriccio mantenuto costantemente umido dal personale della mostra. Poi i tappeti-non tappeti di Aldo Mondino. Da portarsi a casa, se me lo potessi permettere.
Quindi un omaggio dissacrante ai torinesi famosi o famigerati: vari componenti della famiglia Agnelli, Marchionne, il sindaco Fassino, la Littizzetto,giocatori di pallone e altri ritratti stravolti di
artisti come Thomas Braida, Valerio Nicolai, Emiliano Troco, e Aleksander Velisceki.
Maestosi i murales di Stelios Faitakis che celebrano momenti topici della storia di Torino, come la follia di Nietsche o la costruzione del tunnel del Frejus.
Prima di lasciare Palazzo Cavour, l'impercettibile accartocciamento di un’auto al ritmo di 39 metronomi di Martin Creed, tenuti in costante ricarica dai ragazzi della mostra, accomiata il visitatore frastornato, divertito e un po' turbato. Ma non era forse questo l'intento del trio Cattelan-Ben Salah-Papini?