venerdì 5 dicembre 2014

Quando non è il diavolo ad essere brutto come lo si dipinge

Disegno di Danilo Paparelli
 Nel Trecento, Quattrocento e Cinquecento i dipinti che raffiguravano la Sacra Famiglia, la Natività di Gesù e l'adorazione dei Magi erano fra i soggetti con cui ogni pittore doveva per forza cimentarsi. In quei periodi, del resto, si ritraevano quasi esclusivamente temi di natura religiosa. La gente, o meglio “il popolo”, non veniva educato all'arte. Poteva vedere dipinti o affreschi quasi unicamente nelle chiese, dove i soggetti religiosi -per ovvie ragioni- la facevano da padroni.
Pittori famosi, alcuni famosissimi, altri sconosciuti, nel ritrarre le madonne con i bambini, incontravano, quasi nella totalità, delle serie difficoltà nel ritrarre i Gesù bambino. E' un aspetto che mi ha sempre colpito. Quadri di per sé bellissimi, con tutti gli altri soggetti dipinti perfettamente – le Madonne, soprattutto- trovano una caduta rovinosa quando si tratta dell’infante tenuto in grembo.
Faccio qualche esempio.
Si prenda la “Madonna con il collo lungo” del Parmigianino, dipinto intorno al 1540 e conservato nella Galleria degli Uffizi, a Firenze. Maria è splendida, algida, con un collo lungo tipico della pittura dell'artista. Il Bambino è invece completamente fuori misura. Non sembra neanche un neonato, piuttosto un adolescente. E sì che in altre opere, meno famose, Girolamo Francesco Maria Mazzola dello “il Parmigianino” aveva dato prova nel saperci fare a ritrarre i piccoli Gesù, come nel ritratto della Sacra Famiglia del 1524.
Un altro Bambino gigante lo si ritrova nel quadro di Andrea del Sarto “Madonna col Bambino” (1508-Palazzo Corsini), un infante quasi grande come sua Madre. Un autore piuttosto sconosciuto Neroccio di Bartolomeo de' Landi (Siena, 1447-1500) era specializzato nei dipinti con Maria e Gesù, ed in tanti che ne dipinse non riuscì mai a centrare una discreta verosimiglianza con un vero bambino. Il problema suo e dei suoi contemporanei era dato dal fatto che Gesù è la personificazione di Dio, ed in quanto tale dovrebbe essere perfettamente consapevole di tutto quello che gli sta accadendo intorno. Ma: come riuscire a rendere la cosa nel dipingerlo? Come ha acutamente notato l'autore inglese Alan Bennett nel suo libro L'imbarazzo della scelta: “Tutti, o quasi, i bambinelli dipinti nelle Natività, alcuni striminziti, alcuni sovrappeso, se fossero portati in un reparto di pediatria desterebbero viva preoccupazione”. Quindi Gesù Bambino dipinto o troppo grande, o troppo piccolo, con l'espressione da cinquantenne o totalmente stupefatto, con l'aria ingrugnita o troppo ilare.
Fateci caso, poi, ai dipinti di artisti minori, che non riescono neppure a rendere verosimili le fattezze degli adulti. Ecco, qui i bambinelli sono proprio bruttissimi, eppure, forse proprio a causa della loro scarsa avvenenza, appaiono perfino simpatici.
Neppure un'altra categoria di bambini, i putti, risultavano spesso granché. Lasciando da parte quelli strafamosi (e belli) dipinti da Raffaello nella Madonna Sistina o quelli di Andrea Mantegna che si affacciano nell'affresco nella Camera degli Sposi, i cherubini ed affini erano solitamente raffigurati come bambinoni obesi con improbabili espressioni da vecchietti. Dovranno passare ancora molti anni prima che gli artisti – non parlo degli immensi, ma di quelli più modesti – acquistino la capacità di ritrarre gli infanti con le loro originarie fattezze, e non come una sorta di adulti rimpiccioliti e grassocci.



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