sabato 18 gennaio 2014

Se l'avessi visto da piccola...le paure che dall'infanzia ci portiamo dietro tutta la vita

Da piccola dovevo dormire con la luce accesa. Mi avevano regalato un mappamondo – oggetto ormai scomparso dalla circolazione – con la luce interna. Di notte emanava un chiarore attenuato, soffuso, mi tranquillizzava. Da quando ho memoria, ho sempre passato notti agitatissime. Un sogno dopo l'altro, per la maggior parte terribili. Indipendentemente che durante la giornata o la sera stessa fossi stata traumatizzata da qualche immagine spaventosa, almeno un incubo a notte l'ho sempre sognato. E da qui la necessità di dormire con una fonte di luce.
Durante un lasso di tempo neanche tanto corto durante l'infanzia, avevo il terrore dei pupazzetti di peluche. Non di tutti: gli orsetti mi piacevano. Ma mi avevano regalato un pulcino Calimero di stoppa che, chissà perché, mi terrorizzava. E' rimasto chiuso nella cassapanca per anni, così come una tartaruga con le rotelle e qualche altro balocco simile. Altro giocattolo spaventoso: la trottola. Mentre girava su se stessa emetteva un suono che alle mie orecchie pareva terrificante.
E ancora. I palloncini gonfiabili. Quando erano mezzi sgonfi, con le pieghe, per me erano mostruosi. Ne ricordo ancora uno a forma di coniglio. Aveva un paio di piedi di cartone. Ho ancora davanti a me l'immagine di questo coso, diventato molliccio dalla sera alla mattina, che stava in un angolo della mia stanzetta, senza che avessi il coraggio di prenderlo e buttarlo via. Lo fecero, per fortuna, i miei genitori.
Negli anni sessanta si usava coprire le macchine lucidatrici con rivestimenti a forma di “babaccetto”. Spaventosissimo ! A casa, conoscendo la mia fobia, per fortuna, l'aspirapolvere era nuda, ma una cugina la teneva in bella vista tutta bardata con questa specie di spaventapasseri con una faccia bruttissima. A pensarci mi fa paura ancora adesso.
Fuori casa c'erano svariati motivi per essere terrorizzata. Le persone con braccia o gambe ingessate, per esempio. Oppure i mendicanti che chiedevano l'elemosina per la strada che soffrivano sempre di handicap o malattie ai miei occhi terribili. Ma il peggio era rappresentato dai trampolieri. Non che ce ne fossero molti che andassero in giro, per fortuna. In occasione di feste, carnevali o altre manifestazioni, se svoltando un angolo vedevo emergere in lontananza un busto di un uomo, solitamente con un cappello a tuba in testa, per me era finita. Non riuscivo a vincere la mia irrazionale paura, dovevo tornare indietro.
Anche i clown, le persone con le maschere, che oggettivamente qualcosa d'inquietante posseggono di per se stessi, li trovavo spaventosi. Il carnevale non l'ho mai trovato così divertente. L'aggettivo più giusto è forse inquietante. Non si sa mai cosa si nasconde dietro la maschera.
I bambini di oggi si spaventano pochissimo. Già i giochini che hanno sono spesso costruiti apposta per essere mostruosi, e più mostruosi sono, più piacciono. Vanno al cinema per vedere film che io non avrei visto neanche se mi avessero pagata. Qualcuno che ha bambini forse potrebbe spiegare meglio questo fenomeno per me incomprensibile.

Oggi, da adulta, ciò che mi spaventa, oltre a cose serie come le malattie, disgrazie e affini, è andare in posta, o in banca, o negli uffici pubblici dove sai sempre quando entri ma non sai quando e come ne esci. Se poi, dietro allo sportello, ci fosse pure un trampoliere mascherato, con un palloncino sgonfio vicino e Calimero accanto alla macchinetta del bancomat, credo che potrei morire lì sul posto.

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