I gatti sono educati. Se li incontri per la strada, o non ti degnano
neanche di uno sguardo, oppure vengono a salutarti, discretamente,
con un miagolio sommesso. Non sono come i cani, che sovente sono
invadenti, ti urlano contro e a volte ti saltano addosso, magari
anche affettuosamente. Ma che a volte fanno paura, provocando un
certo timore da parte di chi è il beneficiario delle loro
scoordinate attenzioni.
I gatti sono gigioni. Con gli umani che gli vanno a genio possono
fare anche i clown, se proprio gli va. Mettersi a pancia all'aria,
piroettare, fissarti con lo sguardo sornione, stimolarti a giocare
insieme a loro dandoti comunque l’illusione di essere tu ad averli
invitati al gioco.
I gatti sono furbi. Sanno fingere che una cosa non gli interessi per
niente, mentre è vero proprio il contrario.
I gatti sono intelligenti. Imparano un sacco di cose, ma solo quelle
che fanno comodo a loro. Sanno aprirsi le porte, ad esempio, ma solo
quelle delle dispense e del frigorifero o quella che gli permette di
uscire dalla stanza. Incredibile poi, un gatto dei miei amici (visto
con i miei occhi) che emetteva un suono che non aveva più nulla
del miagolio felino, quando “pronunciava” la parola“
CROCCHEETTTEEEEE” esattamente nel momento in cui richiedeva
insistentemente il cibo.
I gatti sanno godersi la vita. L'espressione di un gatto che assapora
il tepore del sole tiepido invernale sdraiato sul davanzale della
finestra è una straordinaria dimostrazione di questo suo saper
apprezzare la vita nei suoi aspetti migliori. Che spesso provoca in
noi, che lo osserviamo, sentimenti di ammirazione, se non addirittura
di autentica invidia.
I gatti sono affettuosi. Solo quando gli va, naturalmente. Ma sanno
cogliere perfettamente il momento giusto. Si accoccolano sul petto
quando siamo malati, si sfregano dolcemente contro il nostro viso se
siamo tristi, aumentano l'intensità delle loro fusa per farci
dimenticare lo stress, tanto che adesso s’è scientificamente
scoperto con assoluta certezza che hanno persino proprietà
terapeutiche su noi umani.
I gatti sono igienici. E' stupefacente vedere gattini piccolissimi
caracollare nella loro cassetta igienica, con sforzi a volte
incredibili perché la sponda è troppo alta per loro. Se sporcano in
giro, allora ci deve essere proprio qualcosa che non va e così
cominciamo a preoccuparci per loro, alla stregua di qualsiasi nostro
caro che è in difficoltà.
I
gatti sono un ottimo motivo di conversazione, e con questo chiudo
l’argomento perché potrei elencare tutti i momenti più curiosi
vissuti insieme ai miei tre gatti:
Poverino, Celestino e Cichi, sapendo che i lettori altrettanto
appassionati di felini non solo non si annoierebbero, ma porterebbero
nella chiacchierata le loro esperienze personali interessandomi non
poco.
Del simpatico gattino che mi segue nelle vignette, quello che posso
dire, è che è nato attraverso la matita del disegnatore proprio
per ricordare questa mia passione per i felini, in ricordo dei gatti
che hanno trascorso con me parte della mia vita. Il suo nome è
buffo. Si chiama Pompeo. Ma, come disse il poeta T.S.Eliot:
E’ una faccenda difficile mettere il nome ai gatti;
niente che abbia a che vedere, infatti,
con i soliti giochi di fine settimana.
Potete anche pensare, a prima vista,
che io sia matto come un cappellaio,
eppure, a conti fatti,
vi assicuro che un gatto deve avere in lista
TRE NOMI DIFFERENTI. Prima di tutto quello che in
famiglia
potrà essere usato quotidianamente,
un nome come Pietro o come Augusto, o come
Alonzo, Clemente,
come Vittorio o Gionata, oppure Giorgio o Giacomo
Vaniglia –
tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente.
Ma se pensate che abbiano un suono più ameno,
nomi più fantasiosi vi possono consigliare:
qualcuno pertinente ai gentiluomini,
altri più adatti invece alle signore:
nomi come Platone o Admeto, Elettra o
Filodemo –
tutti nomi sensati a scopo familiare.
Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome
che sia particolare e peculiare, più dignitoso;
come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda
perpendicolare,
mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso?
Nomi di questo genere posso fornirvene un quorum,
nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta,
come Bombalurina o Mostrardorum,
nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta.
Comunque gira e rigira manca ancora un nome:
quello che non potete nemmeno indovinare,
né la ricerca umana è in grado di scovare;
ma il GATTO LO CONOSCE, anche se mai lo confessa.
Quando vedete un gatto in profonda meditazione
la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
ha la mente perduta in rapimento ed in contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
del suo ineffabile effabile
effineffabile
profondo inscrutabile ed unico NOME.
Ma che bell'articolo <3 Anche io a volte li invidio... i miei gatti! :D
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