sabato 1 febbraio 2014
TI SALUTA TOPOLINO
Ho passato l'infanzia a Topolinia. In realtà era Torino, ma casa mia era impregnata di Walt Disney. Mio padre ne è sempre stato un vero fanatico. Collezionista dei primi albi di Topolino stampati in Italia, che sono tutti in perfetto stato, come freschi di stampa, ha anche disegnato copertine con topolini e paperini per ristampe di albi e dipinto quadri, sempre con soggetti disneyani, per gli appassionati.
Con un background simile, è giustificabile che credessi fermamente nell'esistenza in carne ed ossa di Topolino, Paperino, Qui Quo Qua. Nei primi anni '60, comunque, non c'era una grande varietà nei personaggi per l'infanzia. I cartoni animati si vedevano perlopiù al cinema, altrimenti ci si doveva accontentare di pochi cartoni in bianco e nero nella misera ore trasmessa dalla Tv dei Ragazzi, che andava in onda nel pomeriggio inoltrato. I film di Walt Disney uscivano con il contagocce uno ogni tanto, e quando erano nelle sale ci rimanevano per dei mesi. Mi sembra di parlare dei tempi dei Lumière, ma non è neanche tantissimo tempo fa.
Anche di giornalini per i bambini non c'era grande scelta. A parte Topolino, c'era poca altra roba. Così poca che al momento ricordo solo Tiramolla ed il Corriere dei Piccoli, che a me piaceva moltissimo e il Giornalino, che invece gradivo meno.
Quindi mi facevo tutte le mie storie immaginarie e giocavo con personaggi altrettanto immaginari, come Qui Quo Qua – mentre Tip e Tap no, mi stavano antipatici. Neppure esistevano in Europa le Disneyland che allora erano esclusivamente americane, altrimenti sarebbe stato un sogno trasformato in realtà visitarle. Sempre che i pupazzi viventi non mi facessero paura, dal momento che da piccola ero terrorizzata da tutto ciò che era un po' fuori dal normale, tipo i trampolieri.
Un amico di mio padre, che aveva un cocker chiamato “Zio Chicchi”, sapendo della mia passione per i personaggi disneyani, ogni volta che mi vedeva diceva: “Ho incontrato Topolino che ti saluta”.
La cosa mi faceva andare in bestia. Perché, perché solo lui aveva la fortuna di incontrare il topo e io no? Tra l'altro lo incrociava in zone di Torino, solitamente in centro, come Piazza San Carlo, Via Po, che frequentavo anch'io. E a me non era mai capitato di vederlo in giro. In realtà, neanche a nessun altro, ma la cosa non aveva grande importanza. Qualcuno che lo vedeva e ci parlava pure, esisteva. Non mi ero posta il problema del perché incontrasse solo Topolino e non Paperino o i miei “amici” Qui Quo Qua. Questione trascurabile, perché comunque lui era la prova vivente dell'esistenza del topo in carne ed ossa.
Con l'amico di Topolino ci si è poi persi di vista, e ci siamo incontrati nuovamente solo dopo 40 anni. Lui, che ha segnato la mia infanzia, non si ricordava più di nulla, anche comprensibilmente. Però ora, quando sente mio padre, è tornato a dirgli di riferirmi che continua a vedere Topolino che “mi saluta”.
Possibile che in quarant'anni lui continui ad essere l'unico fortunato a beccarlo per strada e a me non sia ancora capitato ?
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