Disegno di Danilo Paparelli |
Le vetrine ce lo stanno dicendo già da un po' di tempo: sta
arrivando la primavera. I colori sgargianti, o pastello, sono lì a
dirci che è tempo di lasciarci alle spalle il grigiume e lo scuro
dell'inverno. E' la stagione del rinnovamento. Che lo vogliamo o no,
ora possiamo gettarci alle spalle tutta la pesantezza dei mesi
trascorsi: novembre e le sue brume, dicembre e le fatiche natalizie,
gennaio e il gelo, febbraio e la falsità gaudente del carnevale.
A marzo, invece, iniziamo a respirare. Non ancora nei primi giorni,
troppo a ridosso di febbraio, che si portano ancora dietro impennate
improvvise di gelo. Invece intorno al 21, appunto, iniziamo a tirare
fuori maglioncini di cotone e a mettere a riposo quelli di lana.
Timidamente, però, perché la primavera è ingannatrice. Sei uscita
con una mise leggerina? Zàc, nel giro di poche ore una brezza
pungente ti colpisce a tradimento. Risultato: l'odioso raffreddore
primaverile.
Marzo è anche il mese durante il quale i motociclisti riesumano le
loro moto. Che voglia di farsi un giro, dopo mesi e mesi di garage! E
però. La primavera è ingannatrice, si è detto. Si parte al mattino
con un bel sole allettante, si rientra prima del previsto per un
improvviso scroscio di pioggia. Poi per altri tre o quattro fine
settimana la moto se ne sta nuovamente rintanata in garage.
Ma la primavera l'amiamo. Si fanno progetti, si pianificano viaggi,
approfittando di un ponte, che sarà inevitabilmente piovoso, salvo
poi un sole “che spacca le pietre” il lunedì subito successivo.
Ma non fa nulla, sentiamo la necessità della bella stagione, ne
abbiamo il bisogno fisico. I bambini possono finalmente giocare
all'aria aperta, non più talmente imbaccuccati da non riuscire
neppure a muoversi.
E spesso, si passa dall'inverno all'estate attraverso una primavera
timida, frescolina, irritante, perché si ha proprio voglia del sole
caldo sulla pelle. Una primavera che non sa fare il suo mestiere,
cioè di traghettatrice fino all'estate. Con la temperatura che si
alza per gradi, a poco a poco. Come per gli alberi che passano dal
brullo, alle gemme, alle foglioline, e poi alle foglie, quelle vere.
Senza saltare nessuna fase, anche se fa freddo, anche se piove
sempre.
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