mercoledì 16 aprile 2014

Un obiettivo per tutti: essere felici come una Pasqua !

Disegno di Danilo Paparelli



Che Pasqua sarà quest'anno? Fresca ma soleggiata, oppure umida e pungente, o calda e rassicurante? A prescindere dal tempo che giocoforza ci toccherà accettare, quel che è certa è l'attesa, quasi elettrizzante, che sempre precede questa festività.

Tutti aspettano Pasqua come la prima vera piccola vacanza dopo le feste natalizie. Sembra che si debba fare chissà cosa, ma in fondo c'è un solo giorno in più rispetto al normale fine settimana, a meno che non si aggiungano altri giorni di ferie, ma questo non tutti possono farlo. Così, la domanda ricorrente già un mese prima è “cosa fai per Pasqua?”. Non è che in due giorni e mezzo/tre si possa fare granché. Stranamente, però, nei discorsi della gente il tempo sembra dilatarsi, o – almeno – così piacerebbe che fosse veramente.

Da piccoli si andava a fare il “sacro” picnic con i genitori ed i parenti. A Pasquetta si caricavano le automobili e si partiva, di solito per andare non tanto lontano dalla città. Era difficilissimo riuscire a trovare un posto che non fosse già affollato di gitanti, perché noi si arrivava sempre dopo, in ritardo. E così toccava accontentarsi di un fazzoletto di terreno, di solito mai pianeggiante, con tutti che si lamentavano per qualcosa. Poi, al termine di una giornata che sembrava lunghissima trascorsa tra chiacchiere, partite a carte e a pallone per i più piccoli, ci si metteva nuovamente in macchina e, per chi come noi tornava a Torino, un altro lunghissimo viaggio di tante ore, per la maggior parte del tempo fermi in coda.

Il lunedì di Pasquetta è stato anche l'occasione per le prime gite fuori porta da liceali, quando ci si emancipava appena dai genitori. Non facilissima era l'organizzazione per gli spostamenti, visto che nessuno aveva la patente, ma in qualche modo ci si arrangiava. Vuoi con i mezzi pubblici, vuoi con l'aiuto di qualche genitore che si caricava 4-5 ragazzini per volta e che trasportava fino alla casetta di campagna, dove solitamente ci si rintanava perché pioveva sempre e faceva un freddo cane.

Sotto l'aspetto del “regalo” tipico, ovvero l'uovo di cioccolato, non ricordo di aver trovato sorprese esaltanti. Il fatto stesso di non ricordarmene nemmeno una, è sintomatico. Difatti non nutrivo grandi aspettative nel mentre rompevo l'uovo, tanto più che non essendo una fanatica del cioccolato, non nutrivo grande interesse neppure per il contenitore della sorpresa.

E poi questa cosa che una grande industria dolciaria famosa in tutto il mondo abbia sdoganato la sorpresa nell'uovo rendendola permanente anziché relegata ad un solo giorno dell'anno, ha fatto sì che un po' di magia sia andata perduta per sempre.

Nessun commento:

Posta un commento